mercoledì 15 dicembre 2010

rami di mani

e insomma ho iniziato a suonare a 9 anni per gioco, te l'ho detto, non mi ha preso. ho conosciuto il pianoforte, l'ho chiamato Bob; l'ho carezzato tutto, dall'inizio alla fine, ogni tasto era l'apice del mio desiderio ancora nascosto in un bozzo che si sarebbe schiuso poi, poco dopo insomma, ma insomma lo sai. mi guardavo le dita troppo lunghe per la mia età, le mani sfilate e ossute, e non sapevo dar loro un posto nella mia vita se non su quella scala bianca e nera, le due lune che m'avrebbero accompagnato poi prima di dormire, ogni volta. e dire che me ne vergognavo.
avevo 9 anni e premetti un tasto, non ricordo quale, un tasto, uno a caso. e fu intenso.
avevo 9 anni e guardai la mia maestra piccola quasi quanto me, tutta marrone, la vedevo completamente marrone, ed il suo cane grosso e rosso che soffiava qualcosa da sotto al tavolo; e l'altro cane, più vispo, che non si fermava mai a dormire nemmeno un po'.
avevo 9 anni quando m'accorsi che forse avrei dovuto riflettere.
avevo 9 anni quando iniziai a perdere tempo.

adesso sono quì e di anni ne ho 18. tu insomma sai di me ben poco, ma sai di me che ho iniziato a suonare a 9 anni; ho detto "piacere, Lorenza" al primo pianoforte nove anni fa ed è tanto, è proprio tanto.
adesso sono quì che ho detto ciao a Bob, il mio amato, che fino all'ultimo ha sperato di cantare qualcosa, una qualsiasi cosa. sognava Chopin, Bob, come me. ma mi sono fatta crescere le unghie apposta: ho bisogno di tempo.
adesso sono quì, le mani sfilate gelate dal freddo, i capelli raccolti, un maglione a righe; sono quì che mi osservo curiosa senza darmi risposte, perchè fiduciosa negli avvenimenti. sono quì, in una stanza di luce rossa, qualcuno grida in cortile, le stelle non si vedono.

e le mie mani sembrano di legno, non si muovono.

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