sabato 21 aprile 2012

Le risate di passaggio.


"C'è un gatto dentro casa." 

"Ma che dici?" 

"Ti dico che c'è un gatto dentro casa, guarda!" 

Il padre lo osservò con l'aria beffarda di chi non ci crede e spostò la tenda a righe bianche e blu della sua stanzetta di mare. Effettivamente - dovette ricredersi - sulle mattonelle bollenti del balcone, al terzo e ultimo piano di una palazzina antica, sonnecchiava un gatto rosso. Enorme, peraltro. 
C. adesso guardava suo padre con disprezzo. Non c'era stata una sola volta in cui l'avesse creduto in tutta la sua (ancora) piccola vita. Ma adesso che aveva ragione a rigor di logica, suo padre l'avrebbe dovuto premiare. Con un sorriso, magari, o anche solo una pacca sulla spalla prima di andare a leggere il giornale altrove. 

"Papà" C. gli interruppe i pensieri: rimase stranamente colpito da quella macchia di pelo sulla ceramica, non smetteva di fissarla. "Papà" continuò, "ma io ce l'avrò un posto nel mondo?" 

Suo padre a quel punto respinse a forza l'immagine del gatto per impossessarsi di quella delle sue scarpe. Se le guardava soddisfatto e sorrideva, ridacchiava, fino ad aprirsi in una fragorosa risata che impietrì C. demoralizzandolo ancora di più. 

"Se lo vuoi, non ti devi mai innamorare." E si chiuse la porta alle spalle continuando a ridere. 


C. a quel punto non solo adottò il gatto, ma se ne innamorò pure. 
E suo padre da allora non hai mai smesso di essere fiero di lui. 

1 commento:

  1. Che piacere è stato leggere questo post. E' come una bolla, come un riflesso, qualcosa di bello che passa veloce e se lo perdi vuol dire che sei un gran distratto :) <3

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