martedì 29 marzo 2011

temporali inconsolabili



adesso che mi guardo intorno vedo solo fogli, musica da ascoltare e pennarelli. il letto accoglie le mie gambe stanche e il cuscino fa compagnia alla mia faccia accigliata. non oso pensare a qualcosa, ormai non sono della notte e nemmeno del niente. non sono delle mani, delle preferenze o dei racconti. sono di qualcosa che non è stato ancora ben definito, qualcosa di ancora poco chiaro nella mia mente; è che ci sono fin troppe cose. i fianchi, la schiena, le ossa; una puntura d'ape, una culla, le risate; pigiami, pesciolini; sassi. mi vergogno di me al solo pensiero che qualcuno mi stia cercando nel riflesso del finestrino della cumana sotto la grotta; allontano lo sguardo e aspetto. quante altre cose tra i tradimenti, la raccolta del vetro, l'alluminio, gli abbracci ed una persona che pronuncia un nome. quante altre cose tra la polvere sotto al letto e la speranza di potersi appollaiare su di un tetto come un gatto.

giovedì 24 marzo 2011

sol

Siamo carini ad improvvisarci ballerini
in questo valzer solitario allestito davanti ad un caffè inesistente
guardaci come siamo divertenti
nelle nostre tute di speranze e bugie
parole e rimproveri
Eppure adesso sembriamo estranei nelle dita
che solo ieri s’incastravano perfette e vere in ogni racconto
Giriamo intorno al tavolino di ferro
e ci facciamo male agli spigoli che non vediamo, forse
le nostre ferite
sono la firma e la gioia di questo momento insieme
a correre



inseguendoci








ancora
(nota di relativa importanza: s. v. f., ecco)

lunedì 21 marzo 2011

ROsso G.


di Gianmarco De Chiara

E’ come un disegno perfetto. Un eterno cercarsi e diversi giorni nuovi, che sono uguali agli altri, ma nuovi, per noi. Un deserto dolce che si estende dalle mie lunette alle tue sopracciglia staccate, una canzone stonata che va dalla mia lingua ai tuoi fianchi, come un segreto. Una panchina verde tra due palme che non ha nulla di speciale, eppure è così infinita. L’odore di noce che sta sempre a sdoganare un significato dai tuoi occhi o una frase dai tuoi versi.
E’ una camminata che sa di gioia, forse di insicurezza, ma scivola sotto il sole e passa come un lampo, di cui m’innamoro. Ti passo il vizio e ti disegno, mi fotografi e mi riprendo il vizio, come un sole, come la lavanda, come un drago. Sorridere senza essere pagati da feste o da cerimonie, ma per il semplice piacere di farlo, assieme, è davvero divertente. Sì, è davvero divertente. 


La voglia che cresce, come un scalinata di follie, indica a se stessa un disegno perfetto e un ritratto futuro; la voglia che cresce, come una fiamma impazzita, costruisce una strada del centro e una casa coi gatti. Il tuo ridere donna è un innocuo giorno di giorni perdenti. Dormivi. Non ci credeva nessuno, nessuno e nessuno avrebbe scommesso sui giorni perdenti. Eppure. Ora c’è il piacere continuo di scoperte quotidiane. Si rinnovano le cose che siamo e che facciamo, come mai prima.
Provo ad immaginarti dall’interno, attraversando i tuoi occhi. Provo a starti dietro e ti racconto in ogni cosa che ci/ti/mi riguarda per appartenenza.

Il tempo è lontano da noi, le mura non ci appartengono e nemmeno i nomi delle cose, dei fiori, delle persone, delle macchine, della crisi e degli egoisti. Dormivi. Ti ho svegliata in anticipo e mi hai mostrato il tuo nido di serpenti e di fogli infiniti, che ora è il mio parco giochi di sciocche improvvisazioni. A Febbraio il mio atroce silenzio ti ha regalato un disco di “nebbia” che non smette mai di girare e di cantare tutti i sabato sera…


venerdì 18 marzo 2011

kaya

la mia stanza forse non la pulisco da mesi ed è un mondo intero, un universo, una galassia come Sara, o forse no. c'è odore di mio ed essenza anche nei graffi sul pavimento. s'incastra tutto così perfettamente che potrei anche decidere di non alzarmi più e restare a guardare. ogni punto alla parete è un neo bellissimo e noi tutti siamo soli, entriamo in questa stanza brutta e siamo soli, senza nessuno ma pieni di luce. respiro polvere e pensieri, e scarpe rotte e pantaloni. bottoni. fogli. non voglio svegliarmi più, sono del letto e della tenda. non voglio svegliarmi più, sono felice.



















buco pieno d'amore, tu mi sazi.

domenica 13 marzo 2011

tabelline

è una domenica sera come le altre, forse. mi pizzico le calze e mi ricordo di quando mio padre mi faceva salire sul lettone ancora caldo di sonno, solo per vestirmi, per poi pizzicarmi un po' sulle ginocchia minuscole e sui polpacci inesistenti, così da alzare le calzette bianche. mi faceva scendere con un'alzata di sopracciglia, mi metteva giù contento (credo) e m'infilava il grembiulino.

adesso che sono vestita di strati di lana
e che mi vedo cresciuta
nel riflesso della vetrinetta stracolma di bicchieri di vetro
un bambino ringrazia dal televisore
e due cugine sfogliano la loro vita piena
come fosse un bel giornale
riesco a pensare che
forse
la guerra è finita
o al massimo
finirà tra un mese o due

dipende

giovedì 10 marzo 2011

cinco razones después de las cinco

avvicinare l'orecchio al pavimento
respirando piano, ascoltando
i bambini del piano di sotto giocare
qualcuno
che fa mezzo calcolo
altri che pensano ad accendere il termosifone

abituarsi alle sere di marzo
che marzo poi non sembri

non piangere alla pioggia
piuttosto pensare a papà che puntuale
bussa alle porte chiedendo di entrare

specchiarsi nel dove qualche parola è ancora presente
nel mezzo del mazzo di fiori da cui prendi ancora i profumi

ed ergere un posto piccolo per la Libia
tra la libreria ed il pianoforte
dove poter accogliere anche la Palestina
e le ingiustizie tutte

lunedì 7 marzo 2011